L’ultimo incontro dell’anno con Animatrici Missionarie, ha avuto come ospite Arianna Agnoletto che ha raccontato il suo tempo vissuto tra le suore Figlie della Carità a Gransh, in Albania. Nulla succede per caso, anche la decisione di arrivare proprio là e di rientrare a casa, appena poche ore prima del terremoto che ha stravolto il paese.
Arianna ha 62 anni, due figli grandi e, da due anni, ha concluso il suo lavoro presso gli uffici del comune di Carpi. Il desiderio di toccare con mano la vita di un paese dove il bisogno è una realtà e non una teoria, la rincorre da anni. Dell’Albania gliene parla Benedetta Rovatti, con la quale ha intrapreso un progetto di contrasto alla povertà. Durante uno scambio di vita personale con lei, nasce il desiderio di partire.
Pochi mesi fa, arriva in Centro Missionario chiedendo di “andare”, vuole adoperarsi attivamente, stare con i bambini, mettersi in gioco e, se possibile, “crescere ancora”! Così è stato. Tra le tante destinazioni, appena sente parlare di Albania, la decisione è già presa.
E’ il primo viaggio che intraprende da sola, senza conoscere la lingua, cosa andrà a fare, ne’ quella che sarà la sua risposta difronte alle realtà difficili che sicuramente incontrerà. Parte senza preoccupazione alcuna e rientra dicendo che “tutto è stato facile”. Evidentemente era la sua strada.
Arianna è una persona che prende le cose sul serio, le vive e, grazie alla sua sensibilità artistica, le trasfigura poeticamente, rendendole penetrati e comunicative.
Adesso che è rientrata, si sente “in mezzo”, i piedi a Carpi, il cuore alla missione. Ha la sensazione di “leggerezza”, come se la sua vita ora fosse piu’ semplice, per la consapevolezza e la forza che questa esperienza le hanno regalato.
Così nasce il progetto di far conoscere questo pezzo di vita a chi vorrà ascoltare. Sarà uno spettacolo/testimonianza, tra musica, immagini, parole e, se tutto procede bene, i proventi che ne de deriveranno andranno alla missione.
Dell’Albania mostra immagini di grande povertà, come se il tempo si fosse fermato ai primi del novecento, “Non c’è un allineamento perfetto rispetto ad una data, nel mondo” dice, guardando negli occhi, seria, ogni spettatore. E’ un paese povero e corrotto, dove devi pagare un infermiere all’ospedale, perché ti faccia una puntura o dove puoi comperare un titolo di studio senza nessuna formazione. Le strade non sono asfaltate, si riempiono di pozze d’acqua e fango dopo la pioggia. Non c’è lavoro, cinema, strutture, servizi, solo qualche bar, ritrovo per anziani e giovani che qui non hanno un futuro. Tutti vorrebbero andare via. La spazzatura viene scaricata nel fiume. L’uso della plastica è “forsennato” forse per questo, ci sono molti malati di tumore. Anche il diabete è una piaga. Ma natura è spettacolare e selvaggia, ricchi i suoi frutti, per strada, alla portata di tutti: melograni e cachi, fiori e orti rigogliosi. Nulla si spreca.
Presso la missione ci sono le suore che incarnano l’Amore Universale, sono come angeli tra la gente povera. Suor Vilma e Vida sono infermiere che si occupano dei malati, una in ospedale come volontaria, l’altra nei villaggi dispersi sulle montagne. Suor Mira e Suor Mimosa si occupano delle attività della missione, la mensa, il doposcuola, visitano le famiglie. Tutte dispensano amore senza sosta né misura. Arianna vive con loro e ne condivide la quotidianità. Aiuta in cucina a preparare il pranzo per i 70 bambini che tutti i giorni, tranne il sabato e la domenica, mangiano lì, dopo la scuola. Alla mensa si dà e riceve amore, oltre al cibo. Questi bimbi non possiedono nulla, ma ti danno tutto quello che hanno. Soprattutto il loro sorriso che riempie, divenendo indimenticabile.
Alla missione Arianna impara a vivere il presente, dice che non è mai stato così facile farlo! Sperimenta che puo’ affrontare realtà durissime che non avrebbe mai nemmeno immaginato, tocca con mano la sofferenza e riesce a reggere lo sguardo e ne esce con una grande insegnamento: “Che la vita merita la nostra forza”.