Decimo Compleanno dell’Aula Liturgica : Monsignor Manicardi Gildo, spunti di riflessione tratti dall’omelia e da alcune domande lui poste subito dopo la celebrazione

 

Quartirolo … quali ricordi

Sono molto lieto, anzi il mio cuore è pieno di commozione, di essere qui con voi oggi in una delle più belle chiese dedicate alla Madonna della Neve, nel giorno dell’Immacolata. Forse questa è la chiesa più adatta per la celebrazione odierna: abbiamo l’Assunta, il Duomo, ma il posto per celebrare l’Immacolata forse è proprio qui. La più bella statua dell’Immacolata a Roma non è quella dove va il Papa va piazza di Spagna, ma è proprio quella davanti a Santa Maria Maggiore, dove è il miracolo della Neve, da cui la dedicazione della chiesa alla Madonna della Neve.

Il ricordo corre subito ai parroci che sono stati in questa parrocchia e soprattutto a Don Claudio che io ricordo evidentemente molto bene. Muovendomi in questi giorni, vedo come tutte le nostre vite sono intrecciate: le nostre vite e le nostre azioni contano solo perché si combinano con quelle degli altri. Quando nel ‘79 tornai qui, venendo da Roma dopo anni di studio, a Bologna avevo come alunno (e mi dava dei passaggi) Claudio Pontiroli.  Era l’assistente dell’acr; io facevo l’assistente dei giovani. Come vedete tutto è strettamente collegato.

Quando don Claudio prese la Licenza di teologia pubblicando una tesi con il prof Albertazzi, storico sulle lettere di Odoardo Focherini.  Io ero presidente della commissione, perché il preside Monsignor Gorghini (di cui io sarei stato poi anni dopo successore), anch’egli storico aveva deciso di fare il secondo e lasciare me, di Carpi, come Presidente.

Ho un grande ricordo di don Claudio,  che sta alla base della costruzione di questa Aula Liturgica

Dietro di lui ovviamente vedo don Galli, che è stato il fondatore delle Guide qui a Carpi. In questi giorni la sua memoria la rivivo sempre benedicendo le fabbriche. Tutti pensano io le benedica al posto di Monsignor Cavina. Verissimo. Ma anche al posto di Monsignor Tinti. Ma anche la posto di don Galli, che ha iniziato questa tradizione, anzi ha istruito il diacono Previti che è colui che mi accompagna e mi porta la stola. Mi disse: “Questa è la stola che ha comprato don Galli apposta per questa benedizione”.  E se vado indietro avete don Nellusco. Sono stato in questa parrocchia 4 anni, durante i miei studi a Roma.  Venivo ad aiutare don Nellusco d’estate.

Quando sia stato importante don Nellusco per questa parrocchia, è risaputo. La sagra, che a voi è tanto cara, a me è carissima. Nel ‘75, primo anno in cui ero prete, sostituivo don Nellusco mentre era in vacanza. Venne il 5 di agosto. Preparai la Messa della Madonna con estrema cura, come solo un prete giovane sa fare, ma ricevetti una doccia fredda da un parrocchiano appena uscito dalla chiesa. Da prete giovane mi aspettavo quasi qualche complimento.

Questi mi disse “ vergogna non si fa nula di interessante per la sagra in questa parrocchia; don nellusco è via .. “.

Quando vidi don nellusco  riferi l’accaduto spiegabdolgi che mi aveva messo nei guai e che i parrocchiani erano meravigliati. Mi disse : “vedrai li stancherò con la sagra !”

E da lì partì quel macchinone che vi attira tanta ammirazione e qualche invidia.

Andando ancora indietro,  ricordo  Quartirolo come la prima frazione in campagna, non la Quartirolo di oggi.  Il prete si chiamava Ettore Papotti, la parrocchia era molto vivace negli ultimi anni 60 con il gruppo missionario, un po’ contestatore, quasi sessantottino, che faceva in diocesi parlare di sé.

Quindi Quartriolo da sempre una parrocchia molto significativa.

Ho recuperato la storia per dire che nessuno di noi nella Chiesa fa niente da solo.

Si fa solo qualcosa se vi è un piedistallo, se c’è qualcosa prima che tu puoi prendere. E le cose che fai continuano, se c’è uno che le continua. Altrimenti muore tutto. La famosa frase francese : “ dopo di me il diluvio” è la frase di uno che non è credente.

Dobbiamo capire che i nostri piedi si appoggiano su quello che gli altri hanno costruito: se amiamo ciò che abbiamo costruito dobbiamo desiderare di avere degli ottimi successori. Altrimenti la Chiesa non va avanti. E’ bello nella chiesa essere creativi, ma è altrettanto importante avere comunione

Quartirolo, ho incominciato a fare il prete qui; qui ho battezzato il primo bambino, uno zingarello. Ero preoccupato perché credevo ci volessero documenti. Ho telefonato in curia, come dovrebbero fare i preti bravi, chiedendo cosa potevo fare : battezzalo! Pochi giorni dopo, siamo nell’estate del ’75, ho celebrato 5 battesimi in un colpo solo nella chiesa madre.

Questa chiesa mi è venuta in mente anche in un momento per me di sconforto.

Quando venne il terremoto,  vidi che il Duomo di Carpi era ferito: la chiesa dove sono diventato prete, diacono, non c’era più. Ho pensato a Fossoli, dove sono stato battezzato, comunicato, cresimato. Venne ancora il terremoto. Quando dopo sono venuto per un momento di preghiera con l’azione cattolica e sono andato Fossoli a vedere la mia chiesa sono caduto nell’abbattimento.

Ma improvvisamente mi è venuto in mente di aver celebrato la prima Messa a San Giusppee, che era in piedi. E poi ho detto sono stato a Cibeno. Anche a quartirolo e mi è venuta in mente questa aula liturgica: mi si è aperto il cuore.

 

Quartirolo oggi

Non ho trovato grossi cambiamenti se non i normali cambiamenti di 15 anni di vissuto.

Sono passato in questa parrocchia in questi cui ero a roma soprattutto per funerali.

Il funerale di Romana Zelocchi, il funerale di don Ivo Silingardi.

In questi passaggi veloci ho visto che la comunità continuava la sua crescita nel senso di una grande popolarità e di una grande comunione

Popolarità nel senso che Quartirolo non è una parrocchia “elitaria”, cioè positivamente è una parrocchia della gente, la gente così come è. Questa è una grande qualità: è una parrocchia dove si sta bene, si parla , ci si vuole bene, una parrocchia piena di attività , quasi fin troppo.

La vivacità delle associazioni è sempre da vedersi positivamente.

E’ chiaro che nell’agire non si lascia molto tempo al pensare, si è concentrati su ciò che si fa nella propria associazione. Il coordinamento è lasciato al Parroco o al Vescovo

Il dono che Dio fa sono le idee. Tanti portano le idee, occorre però essere equilibrati e sapersi tirare indietro in certe occasioni per lasciare spazio a qualcosa che è fatto da altri.

Occorre essere in grado di accogliere l’altro. Di accogliere anche qualcosa di diverso.

La comunione si fa intanto comunicando, essendo sicneri, essendo pazienti, lasciando il tempo anche agli altri di parlare.

 

Comunicazione oggi

La comunicazione pervade di nuovi strumenti è da ritenersi oggi un grande dono

Tuttavia, come tutte le cose grandi è portatrice anche di grandissimi pericoli

Un esempi insolito:la famiglia

La famiglia è un grande dono: i genitori ,i figli, sono un grande dono. Ma proprio nella famiglia avvengono i macelli peggiori.

Dove esiste una cosa molto buona, molto utile, è facile che intervenga anche uno stravolgimento in senso opposto

Quello che è evidente che non siamo abituati ai media.

Non è un merito, né  un demerito:  ho scelto di non entare nel sistema Faceboock.

Ho tuttavia avuto l’occasione di vedere i danni che si fanno, le cattiverie che vengono perpetrate attraverso questo social. Maledire Facebook sarebbe una follia perché ci sono notizie utili che ti arrivano tramite questo social. Lo stesso per whatsapp.

Certamente cambia l’antropolgia: l’educazione dei giovani oggi non è l’educazione dei giovani anni 50, 60, 70. E’ l’educazione di un giovane che vive a Carpi ma dentro al mondo di internet. Ci vive proprio!  l’aspetto educativo cambia profondamente, non si tratta semplicemente di consigliare di essere prudenti, di non fare o subire bullismo.

Si tratta di entrare nella mentalità di un ragazzo che ha una serie di rapporti concreti, ma anche una serie di relazioni che sono spiritualmente altrettanto consistenti anche se sono virtuali con ragazzi di tutte le parti del mondo

L’educazione diventa quindi molto più sfumata, molto più complessa.

 

 

Un messaggio per questo Natale, a partire da oggi festa dell’Immacolata

Sulla scorta di Maria: accettare le situazioni che ci sono date da vivere, non supinamente, ma comprendndo che ciò che esiste in quel vivere, lì dentro c’è il disengo di Dio

Se viene ordinato un censimento a Roma e tu, che ti chiami Giuseppe e viene da Betlemme, ti devi

Spostare da Nazareth … sembra che semplicemente tu sia schiaveggiato da questo imperatore anonimo, che costringe te con la tua moglie incinta a scendere. Scendndo però succede che Gesù Nasce a Betlemme, città di Davide.

Bisogna accorgersi che la realtà non va rifiutata, perché dentro c’è Dio.  Si tratta solo di scoprirlo.

Li hanno mandati a Betlemme solo per iscirverli per le tasse ma con questo passaggio è occorso che Gesù nascesse nella città di Davide, potesse essere rivelato come figlio di Davide.

Dove Davide aveva fatto il pastorello 1000 anni prima altri pastori sono venuti a venerarlo ed annunciarlo

Il cristianesimo è sempre la presenza di Dio dentro la realtà. Dio che si unisce all’uomo è tipico del cristianesmo.

I nostri amici e fratelli mussulmani dicono Dio onnipotente, misericordioso ma per loro è una bestemmia dire che Dio è padre perché Dio non si mescola con l’uomo

Questo è il punto nostro più specifico ed il Natale insiste proprio su questo: Dio è presente nella carne dell’uomo, dio è presente nella realtà.

Bisogna scoprirlo, questo è il discernimento!

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redazione comuniq

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