Non è facile comprendere che la vita sia un dono.

Sì, lo sentiamo dire spesso e oramai lo abbiamo metabolizzato come un nostro “motto”, una frase bella da esibire nelle giuste circostanze.

Non è banale perchè stiamo vivendo, quindi diamo per scontata la vita, è per noi chiaro che dobbiamo vivere, è oramai un nostro diritto acquisito.

Tante volte invece la definiamo un dono perché, avendola, abbiamo paura di perderla.

Dono significa che qualcuno decide di muovere qualcosa di suo verso un altro.

Non è facile farsi intimamente permeare dall’idea che il vero artefice di quel dono sia il Signore, che sia Suo il regalo libero di dare a me, futuro essere unico, la possibilità non solo di vivere, ma di esistere.

Non è facile comprendere che quell’Amore Infinito che liberamente sceglie quell’unica combinazione genetica che mi descrive, possa realizzare questo suo disegno anche attraverso la carnalità istintuale di altri esseri

Eppure su quella combinazione genetica esiste fin dall’inizio un progetto, un amore, la scelta di condivisione dell’infinito.

Ecco quindi che la mia vita diventa tempio di un disegno, immagine di un dono gratuito da custodire e onorare.

Ecco che questo dono diviene motore di sentimenti, sensazioni, relazioni per quegli artefici umani scelti come autori terreni di quell’opera unica.

Comprendere che la vita non è solo terrena, ma è parte di un disegno di amore più grande, sposta radicalmente i termini dell’agire e del decidere.

Amare la vita, nostra ed altrui, soprattutto nella debolezza dei momenti più fragili, significa in fondo lasciarsi amare ed assecondare il Progetto Infinito dell’esistenza.

 

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redazione comuniq

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