Domenica 17 marzo dopo quasi 7 anni di chiusura, riaprirà con solenne cerimonia presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Francesco Cavina, la Chiesa Madre.

Evento sicuramente fortemente aspettato  con molte implicazioni emotive per tutti coloro hanno avuto modo di  frequentarla .

Riteniamo tuttavia  che l’interesse per la  riapertura non debba essere relegato solo a   quest’ultimi,  ma sia un patrimonio per tutta la comunità anche chi per motivi anagrafici o per altre motivazioni si è approcciato alla nostra parrocchia dopo il maggio 2012. 

Per questo  abbiamo chiesto ad alcuni parrocchiani di raccontare cosa rappresenta per loro la riapertura della chiesa madre, condividere eventi vissuti al suo intero a cui sono particolarmente legati.

Siamo consapevoli che gli intervistati non rappresentino appieno i sentimenti e il sentire della intera comunità, ma sia per tempo che spazio, intervistare tutti sarebbe stato impossibile .

Ringraziando, Lauretta, Marta e Aronne  per la disponibilità  e le belle  interviste ci hanno concesso, ci piacerebbe avere il contributo di tutti coloro che vogliano dirci come stanno vivendo questa attesa.

Quindi scriveteci, pubblicheremo le vostre considerazioni, fiduciosi che una comunità che si racconta nella diversità di tutti i suoi componenti si arricchisce e  si rafforza.

Grazie

La prima persona incontrata è stata Lauretta Cottafavi.

Ha raccontato che la Chiesa Madre per lei rappresenta la Sua chiesa, certo è vero si può pregare in qualsiasi luogo ove sia presente  il  Santissimo, ma farlo all’interno della Tua chiesa è tutta un’ altra cosa.

E’ un luogo dove ti senti a casa, dove la preghiera ha un livello più diretto quasi domestico, dove senti il bisogno di tornare come quando si ritorna a casa. Mi ha raccontato dello smarrimento legato  al fatto che la Chiesa Madre fosse chiusa alla vigilia di un delicato intervento chirurgico , del timore espresso all’ora parroco don Fabio qualora  l’intervento fosse andato male  di non poter celebrare il suo funerale al suo interno ; mi  ha raccontato della voglia di far conoscere alla Madonna la sua primogenita Simona ,  che portò in chiesa subito tornata a casa dopo il parto; come dimenticare poi tutte quelle volte che  passando davanti alla chiesa, faceva una veloce entrata per un saluto alla Madonna , una preghiera.

Al suo interno ha vissuto i momenti più importanti della sua vita, quelli felici legati al matrimonio  e al battesimo dei figli ma anche quelli brutti, come quello legato al funerale del padre, nel bene o nel male quel luogo ha attraversato la  sua vita. Una chiesa piccola ma accogliente, l’accoglienza uno dei valori della nostra comunità.

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Marta Gasparini  che ci ha raccontato :

“Fra circa un mese verrà restituita alla nostra comunità di Quartirolo la nostra amata Chiesa Madre. Ha subito notevoli ferite col sisma del 2012 ed ora è di nuovo accessibile.   

Sarà come ritrovare una persona cara che è stata a lungo ammalata – per la quale hai pregato – e vederla fortunatamente guarita, con un bel colorito, come penso sia la nostra Chiesa messa a nuovo: lucida e con un look rifatto.

Credo comunque che sarà come tornare a casa. Quando stai fuori per una vacanza o per un viaggio e poi torni a casa, anche se hai frequentato luoghi affascinanti per la loro natura o hai frequentato alberghi lussuosi, anche troppo per il tuo modo di vivere, quando rientri a casa dici: “Però com’è bella la mia casa”, perché ha un valore affettivo, inestimabile.

E così penso della mia piccola Chiesa, una casa che è madre; la sento così perché è il luogo sacro che la mia famiglia ha frequentato da sempre. Mio padre è stato battezzato lì nel lontano 1915 e noi fratelli e poi i nostri figli, tutti siamo venuti qui a pregare a sentirci comunità con gli altri fedeli. Sono grata a tutti i sacerdoti che si sono susseguiti nella conduzione della nostra parrocchia, perché non si sono mai stancati di annunciarci il vangelo, la buona notizia dell’amore infinito di Dio per tutti gli uomini.

Sono tanti i momenti che ricordo, da quando la maestra della scuola materna ( qui a Quartirolo c’era una scuola materna parrocchiale) ci portava in chiesa per una visita – e in tempo di quaresima  i crocefissi erano rivestiti di un telo viola –  al primo giorno di scuola delle elementari quando con tutte le classi e le maestre si cominciava l’anno scolastico con la S. Messa: ti insegnavano che ogni opera umana per cominciare e per ben proseguire ha bisogno della nostra preghiera, dell’invocazione della benedizione divina.

Poi naturalmente non posso dimenticare il giorno del mio matrimonio, quando con il mio futuro marito ci siamo presentati nella nostra chiesa per prometterci eterno amore e fedeltà alla presenza del Signore.

C’erano i nostri parenti, amici,  sacerdoti che ci hanno sostenuto con la loro preghiera, affetto ed amicizia. Fu una giornata emozionante: si andava incontro alla vita con fiducia e sotto lo sguardo amorevole della vergine Maria a cui è dedicata la nostra chiesa.

Ricordo poi tante cerimonie fino al matrimonio di mia figlia: la preghiera comune, la musica, il canto, la gioia sul viso degli sposi mi hanno fatto pregustare la beatitudine del paradiso.

La nostra chiesa comunque, che era stata edificata 5 secoli fa per una piccola comunità rurale, negli anni, con l’inurbamento di diverse aree, ha visto aumentare la presenza di tante famiglie, anche a seguito della felice introduzione del gruppo scout Carpi 4 e ho presente quanto fosse piena all’inverosimile nei primi anni del duemila: alla Messa dei fanciulli,  come per le recite di Natale con la presenza di tanti genitori, i bambini venivano fatti accomodare dovunque sui gradini degli altari laterali e intorno all’altare maggiore.

C’era proprio bisogno di spazi nuovi e più ampi, così si è edificata la nuova aula liturgica, che è stata una benedizione per tutti questi anni. Ed ora con la riapertura della Chiesa Madre abbiamo l’opportunità di usufruire della nostra amata chiesa in tutti i giorni feriali, quando ci si trova in un numero più esiguo, ma anche in occasioni di cerimonie, se si vuole godere di uno spazio più raccolto ed intimo.

Sono anni che non entro nella Chiesa Madre e non vedo l’ora di poter rivedere anche le opere che la caratterizzano: le sue statue, i paliotti di scagliola , le tele, il Crocifisso, l’altare con il Tabernacolo e il Battistero.”-

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Aronne Contini che ci ha raccontato come vive e cosa rappresenta per lui la riapertura della Chiesa Madre:

“La prima cosa che mi viene alla mente e’ questa; La Chiesa, scrive San Pietro nella sua prima lettera, non è per prima cosa una organizzazione caritativa, ma piuttosto ” un edificio spirituale al cui fondamento c’è Cristo, e di cui ogni discepolo è una “PIETRA VIVA”.

Sarà sicuramente emozionante rientrare nelle chiesa madre, tornare con il pensiero ai ricordi di una vita, quando da ragazzi si andava alla “dottrina” per Cresima e Comunione dal parroco di allora Don Ettore Papotti,  alla partite di pallone nel cortile della parrocchia,  dove spesso il pallone finiva nel cimitero e si passava dal campo sportivo al camposanto per recuperarlo tra le lapidi, alle adunanze della Azione Cattolica, alla costituzione della  società sportiva Mondial, si caricavano su una 500 famigliare anche 8 ragazzi, alle processioni del 5 Agosto, ai momenti di svago.

Vivo con gioia questo momento che rappresenta tante cose, la mia formazione cattolica, l’incontro con sacerdoti di grande cultura e fede sempre pronti ad ascoltarti a spronarti, l’amicizia instaurata tanti anni fa con tanti uomini e donne che esiste e resiste ancora oggi.

Dovremmo essere noi tutti “PIETRE VIVE”; in Palestina, regione rocciosa, le pietre venivano usate per costruire e per lapidare; lapidare oggi significa, (non accettare il diverso, essere razzisti,non essere caritatevoli, ecc.) Usare le pietre per costruire un mondo migliore, occorre testimoniare con semplicità il Vangelo, con gesti di onestà, dedizione, altruismo, rispetto e accoglienza.

I momenti da ricordare sarebbero tanti, le messe di Natale, Pasqua, i funerali di persone alle quali ero molto legato, i primi concerti della corale, la costruzione dell’Aula Liturgica, l’arrivo di nuovi Parroci, la nascita di tante nuove associazioni cattoliche.

 Sicuramente il ricordo più vivo è stato il nostro matrimonio, alla presenza di tanti amici e parenti e concelebrato da tre parroci, uno dei quali era il compianto Don Claudio Pontiroli ,con una cerimonia molto sentita,  partecipata e innovativa per gli anni 70.

Il nostro desiderio è proprio quello di rinnovare le promesse matrimoniali per il nostro cinquantesimo nella chiesa madre, convinti che il matrimonio cristiano non è una moda ma un Sacramento.”

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Riso

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