Carissimi, come è stato anticipato lunedì scorso, domani venerdì 6 marzo verranno aggiornate dalla Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna le disposizioni riguardanti il “coronavirus”. Ieri il Governo italiano ha preso provvedimenti più restrittivi, soprattutto per le tre Regioni maggiormente colpite, e oggi la Cei ha emesso un comunicato stampa nel quale aderisce alle misure del Governo e le declina per le nostre comunità cristiane.
Anticipo che il comunicato dei vescovi di domani prescriverà la sospensione delle celebrazioni prefestive e festive di domenica prossima, 8 marzo. Evidentemente il monitoraggio dell’epidemia, seguito costantemente dagli scienziati, richiede questa ulteriore misura. Sono già state abbondantemente richiamate le ragioni di solidarietà e dedizione al “bene comune” che, soprattutto per noi cristiani, bastano a motivare la piena adesione a queste disposizioni.
Siccome alcuni di voi mi interpellano, in questi giorni, per situazioni specifiche, provo a dare qualche ulteriore indicazione, o se si vuole offrire alcune “interpretazioni” delle norme, da affidare al discernimento personale di voi ministri e al discernimento comunitario, nella sempre opportuna prassi di consultazione dei collaboratori.
– Le Messe feriali dei prossimi giorni, tranne le esequie (che si possono celebrare anche senza Messa), non possono essere pubbliche, ossia celebrate a porte aperte. Per i pochi fedeli che accedano alla celebrazione a porte chiuse, si osserverà la distanza reciproca di almeno un metro; insieme a tutte le norme igieniche in vigore, compresa la comunione sulla mano e la rinuncia al segno della pace.
– Le confessioni possono avvenire in due modi, a seconda degli usi. Chi confessa con la grata, metta una pellicola trasparente isolante sulla grata stessa; chi confessa senza grata, mantenga la distanza di almeno un metro dal penitente.
– Gli incontri e le riunioni vanno regolate secondo le indicazioni governative che valgono per tutte le altre situazioni simili: si devono evitare gli assembramenti numerosi in uno stesso spazio e si deve mantenere la distanza prescritta tra una persona e l’altra, evitando di darsi la mano. I gruppi, insomma, devono poter disporre di spazi molto ampi.
Sono giorni strani, anche dal punto di vista pastorale: un “deserto” quaresimale inatteso. Ma non devono essere giorni “vuoti”, di “vacanza”: sono occasioni, anche per noi ministri, di recuperare una vita interiore più intensa, qualche ora di studio in più, una telefonata o una visita a chi è più esposto alla solitudine o alla psicosi da virus. Molti stanno attivando la fantasia, mettendo a disposizione piccoli sussidi cartacei (foglietti, preghiere, riflessioni) o anche sussidi digitali, per fare sentire la vicinanza della comunità e far riscoprire, come nelle chiese delle origini, la dimensione domestica della fede. I giovani, che sanno con più creatività trasformare le difficoltà in nuove opportunità, come si è visto anche in occasione del “martedì del vescovo”, ci daranno sicuramente una mano nel trovare forme di vicinanza a chi ha bisogno, a chi è più solo.
Raccogliendo alcuni suggerimenti, sto pensando di contattare gli uffici comunicazioni delle due diocesi per organizzare un collegamento in diretta per la Messa di domenica dal Duomo di Modena e dal Duomo di Carpi (in orari da definire con le TV locali) e ad una celebrazione mariana, con rosario meditato, una sera della prossima settimana al Santuario diocesano di Fiorano. Dato che non conosciamo la fine di questa “quarantena”, cerchiamo di renderla “viva”, prestando particolare attenzione alle persone fragili nel corpo e nella mente.
+ Erio Castellucci
Alla luce di quanto qui sopra, dato che non si possono immaginare assemblee pubbliche, possiamo celebrare a porte chiuse le messe solo per i soliti e i parenti del suffragio, quando c’è, e la via crucis solo per il gruppo che la organizza, che chiaramente preghera’ a nome di tutti.
Così per tutte le celebrazioni della prossima settimana.
Per il mio ingresso verificherò se il vescovo voglia farlo a porte chiuse per pochi o spostare la cerimonia.
Don Antonio