Il Concilio Vaticano Secondo dal 1962 al 1965 produsse alcuni documenti nei quali si parla anche dei laici. Uno, proprio specifico sui laici, è l’Apostolicam Actuositatem, dedicato appunto alla attività apostolica dei laici

Nel documento sulla Chiesa Lumen Gentium, sicuramente uno dei documenti più importanti del Concilio,  c’è un capitolo intero sui laici.

Nel 1987 ci fu poi un Sinodo sui laici, da cui Giovanni Paolo II  produsse un documento molto ampio sui laici Christifideles Laici

Benedetto XVI e Papa Francesco hanno ripreso lo stesso tema dei laici

In tutti questi documenti lo specifico dei laici è visto in una espressione che si può tradurre come “animazione cristiana delle realtà temporali”. Significa quindi che lo specifico dei laici è la testimonianza della bellezza di essere cristiani nel mondo.

Lo specifico dei laici non è il dedicarsi anima e corpo alla costruzione della comunità cristiana intesa come parrocchia, come diociesi; questo è un riflesso, un coinvolgimento,

Lo specifico dei laici si gioca nei luoghi laici (una volta si diceva profani : vicino al luogo sacro, cioè nel luogo non sacro):  nella famiglia, nella scuola, nella fabbrica, nella strada , nei luoghi di incontro, tra cui anche la parrocchia.

Papa Giovanni Paolo II in un discorso (forse anche improvvisato)  che fece in Svizzera disse che nella Chiesa temeva due derive: la clericalizzazione dei laici e la laicizzazione dei preti

Spiegando la clericalizzazione dei laci dice si deve vincere la tentazione di pensare che la maturità di un laico sia direttamente proporzionale al tempo e alle energie che dedica entro le mura della comunità parrocchiale.

Partendo da queste considerazioni si può commentare che potrebbe accadere che un laico che ha famiglia, che ha un lavoro che lo tiene per diverse ore fuori casa, che ha situazioni familiari a volte complesse, come persone anziane in casa, non abbia il tempo materiale da dedicare alla comunità (nel senso di iniziative che direttamente sono al servizio della parrocchia) ma che abbia tempo solo di andare a messa alla domenica

Questo va benissimo perché la Chiesa chiede l’incontro domenicale come segno di riconoscimento.

Questo non lo si dice per scoraggiare la presenza dei laici  nelle parrocchie, ma per confermare che essendo il compito del laico l’animazione della realtà temporale , il compito fondamentale del laico è testimoniare la presenza del Signore, il fatto di essere cristiani,  in TUTTI  i luoghi nei quali si gioca la vita; tra questi luoghi c’è anche la comunità cristiana.

E’ bene che se un laico ha tempo dopo le proprie occupazioni, possa impiegare le sue energie anche al servizio diretto della opera di evangelizzazione, della liturgia e della carità

Ci sono 4 modi di intendere la collaborazione dei fedeli  laici in una comunità, pensando soprattutto ad una comunità parrocchiale, che è la comunità che abbiamo presente ed è la forma di Chiesa che dal oltre 1600 anni si è affermata in tutto il mondo.

Il primo modo è il modo della supplenza, che è oramai decisamente superato nella Chiesa. Il laico supplente era la vecchia visione per cui nella comunità cristiana doveva fare tutto il sacerdote e se proprio non ci riusciva allora chiamava i laici Si tratta di una visione piramidale: il parroco deve tenere i fili di tutto e se non ce la fa allora si fa aiutare. Non è il modo di intendere il laicato che ha la chiesa

Gia Papa Pio XI negli anni 30 aveva superato questo modello per quanto riguarda l’Azione Cattolica, avendo introdotto un secondo modo di intendere la presenza dei laici : quello della delega, non il laico supplente ma il laico delegato, cioè colui cha ha ricevuto un mandato. Rinnovò l’Azione Cattolica attraverso il recupero di una  idea molto forte nel Nuovo Testamento: il sacerdozio comune battesimale per cui tutti appartengono al popolo sacerdotale

Il Concilio Vaticano II, superando anche questo secondo modo di intendere, introdusse il concetto che  i laici non sono supplenti, non sono delegati (come se il compito pastorale spettasse solo ai preti e ai vescovi, demandandolo ogni tanto ai laici). Il Concilio usa il concetto di laico come collaboratore. Collaborare significa compiere lo stesso lavoro I laici sono chiamati a collaborare all’opera missionaria evangelizzatrice della Chiesa.Il Concilio dice che i laici sono abilitati ad essere collaboratori non da un mandato esterno, ma da battesimo stesso

Giovanni Paolo II, Benedetto XVI,  Papa Francesco dicono che non basta neanche questa parola.

In un discorso alla diocesi di roma del 2009 , benedetto dice chiarmaente che i laici sono certamente i collaboratori della comunità cristiana ma non basta considerarli collaboratori si devono condierare corresponsabili. Questo esige una adeguata formazione.  Collaboratore è colui che lavora insieme. Corresponsabile è colui che si prende anche una responsabilità , cioè colui che risponde insieme.  C’è quindi una condivisione pastorale

Proprio per questo dopo il concilio sono nati i consigli, pastorale e delgi affari economici.  Sono nati perchè ci è resi conto che la comunità cristiana nella sua totalità va coinvolta nella fase di pensiero, non solo nella fase di azione: e’ necessario un discernimento comunitario

I consigli pastorali e degli affari economici non sono un parlamentino in cui basta solo votare , ne sono solo il luogo dove il parroco ratifica ciò che lui ha già deciso: sono i luoghi in cui si pensa assieme

Nel tmepo si è verificata un po di demotivaizone rispetto a questi organismi perché a volte non sono stati utilizzati secondo il criterio della corresponsabilità ma secondo il criterio della delega o della collaboraizone oppure li abbiamo utilizzati come luoghi dove si organizzava qualcosa di pratico

Sono luoghi nei quali ci deve essere il discernimento, nei quali bisogna interrogarsi sui temi di fondo

La presenza di persone con diversa sensibilità , di persone ben radicate nella vita familiare , lavorativa crea una ricchezza di apporti che una mente sola non ha, mette insieme i doni e le domande le risorse di ciascuno.

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redazione comuniq

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